La Parola domenicale (Domenica di Pentecoste/A) commentata da Mons Fiorenzo Facchini

28 maggio 2023

Pentecoste/A

(Atti, 2,1-11;  I Cor 12, 3b7.12.13; Giov 20,19-23)

QUI la Liturgia del giorno

 

“Ecco, io  sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo” (Mt, 28,20),  aveva detto Gesù ai discepoli prima di salire in cielo. Parole che non dobbiamo intendere in senso allegorico, o solo augurale. Alle parole sono seguiti i fatti.

Cinquanta giorni dopo la Pasqua ebraica si celebrava la festa dei raccolti (o Pentecoste). In questa occasione ci fu una visibile effusione di Spirito Santo sulla comunità dei discepoli di Gesù, riuniti con Maria nel cenacolo, come raccontano gli Atti degli Apostoli, un evento che segna l’inizio  di una presenza nuova di Gesù nella sua chiesa. Una presenza vera con cui egli la guida e la sostiene.

Gli Atti degli Apostoli mettono in rilievo in varie occasioni questa presenza del Signore che si mostra vicino ai discepoli mediante il dono dello Spirito Santo. Un momento particolarissimo  possiamo riconoscerlo nella decisione che gli apostoli e la comunità, alcuni anni dopo la Pentecoste, presero sulla non necessità di passare dall’ebraismo (in particolare la pratica della circoncisione), per essere cristiani.  “E’ sembrato bene allo Spirito Santo e a noi….” (Atti 15,28)

In tante circostanze riferite dagli Atti  degli Apostoli,  lo Spirito Santo appare il grande protagonista nascosto nella vita della comunità. Del resto nell’ultimo discorso di Gesù nel cenacolo, riferito dal Vangelo di Giovanni,  Gesù parla dell’azione dello Spirito Santo, come il protagonista  della comunità dei credenti: “ egli vi introdurrà a tutta intera la verità” (Giov 16,13), “avrete forza dallo Spirito Santo e mi renderete testimonianza” (Atti, 1,8). Questo dono è per tutta l’umanità, non solo per i discepoli. Questo il significato del prodigio per cui  Ebrei di diverse nazionalità presenti a Gerusalemme per la festa di Pentecoste udivano gli apostoli nella propria lingua.

Lo Spirito Santo: grande attore nascosto nella vita della Chiesa e del cristiano

Stando alle parole di Gesù la vita di ogni cristiano e della comunità si svolge sotto l’azione dello Spirito Santo: la preghiera (“nessuno può dire: Gesù è il Signore se non per ispirazione dello Spirito Santo”; I Cor 12,3), la disponibilità e la capacità di amare come Gesù ci chiede, di perdonare, di servire il prossimo senza cercare vantaggi per sé, di dimenticare i torti ricevuti, di cercare la pace sono opera dello Spirito ricevuto nel Battesimo e confermato con la Cresima.

Nel sacramento della Cresima sono invocati i sette santi doni dello Spirito Santo: sapienza, intelletto consiglio, fortezza, scienza, pietà, timore di Dio; quasi una riserva di grazia a cui attingere con la preghiera  per vivere il rapporto con Dio e con i fratelli:  “Vieni o Spirito Santo, riempi il cuore di tuoi fedeli, accendi in essi il fuoco del tuo amore”, una invocazione da ripetere spesso.

“Doni gerarchici e carismatici”

Vi sono nella comunità diversità di doni, tutti culminanti nell’amore. Alcuni doni dello Spirito sono legati a sacramenti (Ordine, Matrimonio), altri sono liberamente suscitati dallo Spirito nella Chiesa. La diversità dei doni induce l’apostolo Paolo a paragonarli alle membra di un corpo, animate dal medesimo Spirito, tutte concorrenti al medesimo scopo, dettato da una finalità comune: riconoscere, amare, irradiare Gesù. Il Concilio Vaticano II parla di “doni gerarchici”, legati ai sacramenti e alla guida della comunità, e di “doni carismatici”, liberamente suscitati dallo Spirito Santo per la vita e la crescita della comunità. (cf. Lumen Gentium, 7). Riconoscerli e valorizzarli nella fedeltà a Cristo e ai suoi pastori (senza assimilarli o intenderli in funzione di una costruzione puramente umana) è essenziale per la missione della Chiesa (don Fiorenzo Facchini).

 

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