00009_unzione-f“Con la sacra unzione degli infermi e la preghiera dei presbiteri, tutta la Chiesa raccomanda glammalati al Signore sofferente glorificato, perché alleggerisca le loro pene e li salvi, anzi li esorta unirsi spontaneamente alla passione e alla morte di Cristo, per contribuire così al bene del popolo di Dio [Conc. Ecum. Vat. ll, Lumen gentium, 11].

Significato del Sacramento

“Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salveil malato: il Signore lo ria lzerà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati” (Gc 5, 14-15).

Il sacramento dell’Unzione degli infermi ha lo scopo di conferire una grazia speciale al cristiano che sperimenta le difficoltà inerenti allo stato di malattia grave o alla vecchiaia. 

Attraverso questo Sacramento i malati chiedono a Dio che doni loro il conforto, la pace ed il coraggio per sopportare cristianamente le sofferenze della malattia e della vecchiaia; il sofferente, con la sua malattia, si unisce alla passione di Cristo, per il proprio bene e per quello di tutta la Chiesa.

Un cristiano può ricevere dunque la santa Unzione ogni volta che cade gravemente malato ma anche quando, dopo averla già ricevuta, si verifica un aggravarsi della malattia.

Soltanto i sacerdoti (presbiteri e Vescovi) possono amministrare il sacramento dell’Unzione degli infermi che consiste nell’unzione sulla fronte e sulle mani del malato. Tale rito viene accompagnato dalla preghiera liturgica del celebrante che implora la grazia speciale di questo sacramento che ha come effetti:.

  • l’unione del malato alla passione di Cristo, per il suo bene e per quello di tutta la Chiesa;
  • il conforto, la pace e il coraggio per sopportare cristianamente le sofferenze della malattia o della vecchiaia:
  • il perdono dei peccati, se il malato non ha potuto ottenerlo con il sacramento della Penitenza;
  • il recupero della salute, se ciò giova alla salvezza spirituale;
  • la preparazione al passaggio alla vita eterna.

malatoDall’udienza generale del Santo Padre Francesco del 26/02/2014: Ma quando c’è un malato a volte si pensa: “chiamiamo il sacerdote perché venga”; “No, poi porta malafortuna, non chiamiamolo”, oppure “poi si spaventa l’ammalato”. Perché si pensa questo? Perché c’è un po’ l’idea che dopo il sacerdote arrivano le pompe funebri. E questo non è vero. Il sacerdote viene per aiutare il malato o l’anziano; per questo è tanto importante la visita dei sacerdoti ai malati. Bisogna chiamare il sacerdote presso il malato e dire: “venga, gli dia l’unzione, lo benedica”. È Gesù stesso che arriva per sollevare il malato, per dargli forza, per dargli speranza, per aiutarlo; anche per perdonargli i peccati. E questo è bellissimo! E non bisogna pensare che questo sia un tabù, perché è sempre bello sapere che nel momento del dolore e della malattia noi non siamo soli: il sacerdote e coloro che sono presenti durante l’Unzione degli infermi rappresentano infatti tutta la comunità cristiana che, come un unico corpo si stringe attorno a chi soffre e ai familiari, alimentando in essi la fede e la speranza, e sostenendoli con la preghiera e il calore fraterno. Ma il conforto più grande deriva dal fatto che a rendersi presente nel Sacramento è lo stesso Signore Gesù, che ci prende per mano, ci accarezza come faceva con gli ammalati e ci ricorda che ormai gli apparteniamo e che nulla – neppure il male e la morte – potrà mai separarci da Lui. Abbiamo questa abitudine di chiamare il sacerdote perché ai nostri malati – non dico ammalati di influenza, di tre-quattro giorni, ma quando è una malattia seria – e anche ai nostri anziani, venga e dia loro questo Sacramento, questo conforto, questa forza di Gesù per andare avanti? Facciamolo!

 

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